La mummia, dentro la cassa e con un baldacchino sovrastante che rappresentava il cielo e le stelle, veniva portata su una slitta verso la tomba. La seguiva una processione funebre recante cibi e bevande, mobili e oggetti personali per arredare le camere funerarie, mentre le donne emettevano lamenti funebri. All’entrata della tomba avveniva la cerimonia detta "apertura della bocca": la cassa veniva sollevata verticalmente, in modo che un sacerdote potesse toccare gentilmente, con un’ascia da falegname in miniatura, i punti corrispondenti agli occhi, al naso, alle labbra, alle orecchie, alle mani e ai piedi come per sollevare i legno e permettere ai sensi di funzionare. La frase rituale era: "La mia bocca è aperta! La mia bocca è spaccata da Shu [dio dell’aria] con quella lancia di metallo che usava per aprire la bocca degli dèi. Io sono il Potente. Siederò accanto a colei che sta nel grande respiro del cielo" (Libro dei Morti, Formula 23). La cassa veniva poi calata nella tomba e intorno si collocavano gli oggetti funebri. A questo punto l’entrata veniva sigillata con pietre e fango. Nelle colline occidentali di Luxor si imprimeva nello stucco un’impronta ovale, con Anubi sdraiato su nove prigionieri legati, e spesso si inserivano tra le pietre coni di terracotta con i nomi e i titoli dei defunti.